sabato 23 settembre 2017

Tra le ceneri dell'inferno. Viaggio all'ex manicomio Colorno.


Quando da anni ti dicevi "Un giorno andrò a visitare quel posto". Neanche fossero le Isole Hawaii o il parco di Yellowstone. No la meta ambita è l'ex manicomio di Colorno. Uno dei posti più inquietanti d'Italia dicono. Oppure lo si legge in qualche hit parade dell'horror sul web.  L'ingresso è un po' scomodo a dire il vero... passi accanto alla maestosa Reggia di Colorno, fatta costruire dal Duca Francesco Farnese, con le sue quattrocento stanze e poi ti catapulti lì dentro. Dal giorno passi alla notte... Dal fascino all'orrido... in un mondo parallelo, senza tempo. E' così e basta. Come è stato puoi solo immaginarlo...

E' vero. E' uno dei posti più visitati dagli urbex, dagli appassionati di luoghi abbandonati. Però finché non ci metti piede di persona non ne hai una idea precisa... Parte del manicomio chiuso come gli altri a seguito della Legge Basaglia si trovava nelle mura dell'ex convento di San Domenico.
Lo trasferirono lì alla fine dell'800, sembra a seguito di una epidemia di peste (1873)  doveva essere una destinazione provvisoria, temporanea e invece fu quella definitiva. Ci sono parecchie cose rimaste, letti e documenti sparsi un po' dappertutto... ci sono i muri scrostati quelli che mi affascinano tanto e sembrano degli origami... Ci sono le ombre dipinte da Herbert Baglione, artista brasiliano che venne a Modena per una mostra nel 2013 e non si lasciò scappare l'occasione per omaggiare con la sua opera le anime delle persone che passarono la loro vita imprigionati all'interno di quella struttura.





Ogni tanto quando sono all'interno di questi luoghi mi viene da pensare: "ma siamo più matti noi o quelli che erano rinchiusi qui dentro?" ... forse noi... Una parte del manicomio si estendeva anche alla Reggia che però poi venne ristrutturata mentre la parte del convento è di proprietà della Asl. 
Una relazione del direttore dell’ospedale psichiatrico Luigi Tomasi racconta come il manicomio si presentasse nel 1948: "una specie di orrore sopravvissuto a epoche storiche lontane […]. L’insieme di edifici che lo costituiscono era quanto di più atrocemente inumano e spaventosamente tetro la fantasia potesse rappresentare".
Sul web si trovano molte descrizioni di questo luogo. Ho scoperto inoltre e lo incorporo di seguito che qui nel 1975 quindi tre anni prima della legge Basaglia il regista Marco Bellocchio girò il documentario dal titolo: "Matti da slegare"


Come tecnica questa volta ho insistito molto sull'hdr facendo un breketing di tre esposizioni ma per esempio nella foto che segue ho fatto sei sette scatti poi ne ho utilizzati cinque... 



Questa è una delle immagini più proposte di questo luogo. 


Avrei voluto curare meglio questa inquadratura, però vedere le foto sullo schermo del computer è un'altra cosa che essere lì e vedere la scena, spesso con un po' di timore di essere sgammati da qualcuno ed anche con la voglia di scattare tante foto.... 
Questa volta abbiamo utilizzato delle mascherine in particolare per proteggerci dall'eventuale presenza di amianto ed ho scoperto che le mascherine sono di tre livelli di protezione (FFP1 - FFP2 - FFP3. Queste ultime sono quelle indicate per l'amianto). 
Molto ancora il materiale presente all'interno ... 


Qui sotto una "texture" creata dal colore che si sta staccando dalle pareti....  


Questa una foto dell'esterno della struttura. 


Inserisco qui sotto il documentario girato nel 1975 da Marco Bellocchio: "Matti da slegare"


Con i miei compagni di avventura: 


A breve il video della nostra esplorazione...  


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