lunedì 28 aprile 2014

Into the old trains

In questo periodo più che scoprire luoghi nuovi mi trovo a tornare a fare visita in posti dove sono già stato. Non importa c'è sempre qualcosa di nuovo da fotografare. Stavolta ci sono tornato con la mia dolce metà.. non pensavo, a dire il vero, che accettasse di venire ... insomma non è il posto più romantico dove andare ... diciamocelo... i treni sono ancora lì. 
Come due anni fa... eh già... come passa il tempo! Questa volta trovo un venditore di piadine parcheggiato proprio lì davanti alla vecchia stazione... è piovuto fino adesso ed anzi sembra che tra un po' ricominci.... anche la volta scorsa c'ero andato in un giorno che aveva appena piovuto... Aggiriamo l'ostacolo passando davanti ad una abitazione, che ha un cortile senza cancello... non ci vede nessuno ... ci ritroviamo sui binari abbandonati... e poi un po' più avanti ecco comparire i vagoni arrugginiti, muti solitari, treni in pensione, in casa di riposo. E infatti, come gli anziani, avrebbero  mille storie da raccontare, centomila volti da ricordare. Se solo questi vagoni potessero parlare.... Adesso tutto è un silenzio assurdo. 
Le porte sono aperte e saliamo, ad accoglierci sono la polvere su vecchi sedili, ragni, vetri rotti, pezzi staccati o mancanti, vernici consumate, imbrattate, penso che potrebbero essere il set di un corto, oppure di un video musicale, di un set fotografico in stile vintage..... percorro il lungo corridoio, vado avanti con cautela perché ho sempre l'impressione che ci sia qualcun altro all'interno... improvviso qualche foto di ritratto e poi andiamo via... 
Scendiamo alla stazione da cui eravamo partiti ed un po' è come se avessimo viaggiato, un po' trasportati dai ricordi e dalla nostalgia, un po' scarrozzati dalla fantasia. L'importante è che rimangano ancora lì, per il prossimo viaggio fotografico, immaginario.  


giovedì 24 aprile 2014

Il solito posto. Eppure c'è sempre qualcosa di insolito.

Ritorno in compagnia all'ex psichiatrico .... stranamente ci sono stato proprio un anno fa in questo periodo come si può vedere dal post di allora solo con due giorni di differenza. Mi arriva un messaggio.. ci accompagni? Come no? Ci torno sempre volentieri. Avviso mia madre vado a fare delle foto all'ex.... mi risponde con un secco: "ma è casa tua là?" ... no ma quasi. Ogni volta che ci torno scopro sempre qualcosa di nuovo. E la paura di trovarmi qualcuno dietro qualche porta, dentro qualche padiglione. Ogni volta si rinnova. Quei Pericolo di crollo un po' di timore lo fanno venire in effetti... lo conosco abbastanza bene. Le foto non sono mai uguali a se stesse. Ogni volta che ritorno ho sempre più rispetto per questo posto, come fosse una cosa preziosa da custodire con cura. Anche se è tutto distrutto. Apro le porte poi le richiudo quando esco. Chiedendo quasi scusa per il disturbo. Gli alberi del grande parco mi regalano ossigeno a volontà. Dentro i padiglioni invece c'è polvere a volontà. Devo ricordarmi di portare una mascherina la prossima volta. La prossima volta. Penso a come poteva essere stato. Penso a cosa potrebbe essere stato. Penso a cosa sarà.


martedì 8 aprile 2014

Era il manicomio più grande d'Italia

Immerso nella vegetazione, nella Brianza, a venti chilometri da Milano si trova l'ex psichiatrico di Mombello o meglio... quello che ne rimane. Non è nemmeno difficile arrivarci. Ci avevano avvertito: è un porto di mare. E infatti di gente ne gira attorno. Parecchia. E' un set ambito per foto di ritratto, per video o per semplici esplorazioni come la nostra.  Una parte dello stabile è ancora occupata dal Sert e da altri ambulatori. Ci sono padiglioni che si assomigliano tutti, il primo è circondato dal nastro rosso. Non si dovrebbe entrare. Sui muri c'è anche il cartello, pericolo di crollo. Non si potrebbe entrare. Però è facile farsi prendere dall'adrenalinica voglia di entrare. E poi, lo fanno in tanti.... 
Su internet è facile trovarne la storia e la memoria: All'inizio fu Villa Pusterla, si parla del '400 poi la proprietà venne passata agli Arconati  fino a quando divenne proprietà della famiglia Crivelli nel 1718 e un loro discendente la rifecero ricostruire nel 1754 su progetto dell'architetto Francesco Croce, a cui si deve la struttura attuale. Vi dimorarono Ferdinando IV Re di Napoli e Napoleone Bonaparte.
Nel 1865 fu adibito a un manicomio, e diventò  il manicomio più grande d'Italia. 
Nel 1911 assunse la direzione di Mombello il dottor Giuseppe Antonini (1864-1938, direttore fino al 1931), che portava con sé un bagaglio ultradecennale di esperienza personale nella direzione di istituti psichiatrici, in particolare presso il manicomio di Udine, ed una cultura scientifica lungimirante. Allievo di Lombroso, Antonini si interessò non solo all’antropologia criminale e alla criminologia, ma anche alla psicologia, alla neurologia, alla clinica psichiatrica, producendo oltre cento pubblicazioni sulle diverse tematiche. La struttura venne ampliata e accoglierà oltre duemila persone ritenute "pazze". Anzi il record fu toccato nel 1918 con la presenza di 3504 malati. Nel 1942 vi trovò la morte il figlio di Mussolini, Benito Albino.  E' stato attivo fino al  1978 quando entrò in vigore la Legge Basaglia. Iniziò il suo progressivo smantellamento che si concluse nel 1999. 


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