lunedì 22 febbraio 2016

La determinazione di Lynsey, fotografa di guerra



Qualche settimana fa ho letto il libro di Lynsey Addario "In amore e in guerra". E' un libro che mi ha colpito al di là delle foto, ma penso che la prima cosa che trasmetta questo libro - diario della fotoreporter statunitense, sia la grande determinazione che lei stessa ha avuto nel volere svolgere questa professione, questo modo estremo di interpretare la fotografia.
Nel libro infatti, emerge il lato umano della fotografa, soprattutto quando descrive le rinunce che ha dovuto fare per realizzare il suo sogno, la rinuncia per esempio a stare con i suoi genitori, la rinuncia alle relazioni sentimentali. E e questo mi ha portato subito davanti ad un interrogativo, ad una riflessione, ovvero che possiamo arrivare, se ne abbiamo la fortuna, alla fine del nostro viaggio, inteso come viaggio della vita e potremo dire a noi stessi: "nella mia vita ho fatto tante rinunce ma ho sono riuscito a realizzare i miei sogni", o in alternativa potremmo dire a noi stessi: "ho fatto tante rinunce e ho rinunciato soprattutto ai miei sogni".
Lynsey nel libro racconta le sue esperienze nei luoghi di guerra, in Afganistan, in Iraq, in Libia. Sono situazioni di pericolo estremo: è stata rapita per due volte, un autista che l'accompagnava ha perso la vita. E' andata a fare foto anche quando era in stato di gravidanza. Sullo sfondo ci sono le vicende storiche, di tutte queste guerre che vedono coinvolti gli Stati Uniti, in particolar modo da dopo l'11 settembre 2001. Lynsey attraversa questi periodi storici, queste vicende con la sua macchina fotografica in mano e ci aiuta a capire nel modo in cui solo i fotografi di guerra riescono a fare.


mercoledì 3 febbraio 2016

La Certosa che sta per essere erosa dal tempo



Primo post dell'anno sui posti abbandonati. Anzi sarebbe il secondo ma il precedente l'ho dovuto cancellare per il rischio di divulgazione di segreti militari che avrebbero potuto compromettere la sicurezza nazionale... ovviamente ci scherzo su ma non si sa mai... Questo posto pensavo fosse abbandonato invece mi è sembrato mezzo abitato. Però una parte, quella sì sono riuscito a fotografarla. Trattasi di una certosa la cui costruzione iniziò il 7 marzo 1534 data in cui fu posta la prima pietra e venne ultimata nel 1623. In seguito al decreto della Serenissima Repubblica di Venezia, volto ad alienare le Comunità religiose con meno di 12 soggetti, nel settembre 1768 i cinque monaci rimasti furono costretti a lasciare la Certosa. Alcuni documenti testimoniano che nel 1797 venne saccheggiata dai francesi. 
Come tutte le certose era suddivisa nella Casa Alta, dove vivevano i Monaci del Chiostro e nella Casa Bassa dove vivevano i fratelli conversi.  L'ordine dei certosini fondato da San Bruno aveva come caratteristica quella di essere una unione di solitari in una piccola comunità. Ognuno dunque conduceva una vita molto solitaria, venendo in contatto con gli altri monaci solo in alcuni momenti della giornata come le celebrazioni liturgiche o nelle ricreazioni. I monaci certosini una volta alla settimana, generalmente nel primo giorno, si dedicavano allo spaziamento, una passeggiata di quattro ore circa, in cui potevano stare a contatto con la natura e parlare liberamente. Al vertice di ogni comunità c'era un Priore (Primus inter pares - primo fra i pari) e non vie era quindi un superiore. 

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