martedì 31 gennaio 2023

La Romantica - Racconto fotografico

Si era iscritto a quel corso di Fotografia di matrimonio a distanza di molti anni da quando lo aveva frequentato la prima volta. Voleva rivivere quelle emozioni che il docente, un fotografo professionista di fama internazionale aveva saputo trasmettergli con grande enfasi e passione. 

Inoltre era stato incentivato anche dall’idea forse un po’ nostalgica di provare nuovamente l’emozione di sedersi su un banco di scuola e seguire una lezione su una materia che tanto lo coinvolgeva. La tecnica ed i software in questi ultimi anni si erano davvero evoluti e ci sarebbe stata sicuramente qualche novità da apprendere.  In alternativa lo sapeva anche lui, avrebbe potuto imparare qualcosa guardandosi dei tutorial sui canali social che ormai erano tantissimi e di immediata consultazione,  ma non avrebbe avuto lo stesso fascino. "Stay angry. Stay foolish" diceva Steve Jobs. Ed era diventato il suo motto. 

E poi nella seconda parte del corso era prevista una sezione di pratica con uno shooting con modelli nel ruolo degli sposi che riteneva di grande  utilità. 

É vero di matrimoni ne faceva pochi ormai perché le coppie di oggi preferivano  la convivenza e inoltre per scelta, non faceva le foto ai matrimoni civili, perchè preferiva come da tradizione quelli che si svolgevano in chiesa. 

Arrivato al paese dove si sarebbe tenuto il corso trovò sistemazione in un bed and breakfast, che aveva prenotato on line, molto intimo ed accogliente e dopo avere sistemato le valige nella stanza e avere scambiato due parole con la proprietaria, si recò subito al centro del paese, per vedere soprattutto il negozio  negozio di fotografia dove la mattina seguente sarebbero iniziate le lezioni. Era entusiasta. Un’altra cosa che gli aveva dato entusiasmo era l’avere saputo che a pochi chilometri da lì c’era anche una villa abbandonata da molti anni che gli appassionati di fotografia Urbex chiamavano “La Romantica”. 

Lo confortava l’idea che durante quei tre giorni di corso avrebbe avuto la possibilità di andarla a vedere e magari di poterla fotografare con calma,  anzi aveva portato con sé anche un drone con cui avrebbe potuto realizzare qualche scatto dall’alto. 

Aveva visto alcune foto in internet ed era veramente rimasto colpito dalla fascinosa maestà e dallo stato di decadenza in cui versava oramai quello storico edificio. Sapeva che tra gli ultimi proprietari vi era la signora Bianca, una cantante lirica che si era esibita nei più famosi teatri italiani. Era rimasto colpito dal fatto che al suo interno era cresciuto un grande albero, maestoso. simbolo della natura che si riappropria dei suoi spazi. Adesso però quell’albero era stato tagliato e sapeva che anche la villa sarebbe presto stata abbattuta per lasciare posto ad un nuovo progetto edilizio. Avrebbe voluto comunque fotografare il cancello d’ingresso, con gli stipiti che gli ricordavano vagamente una celebre foto di Luigi Ghirri realizzata a Formigine nel 1985. 

Quella sera tuttavia per la stanchezza del viaggio, una volta rientrato in camera si coricò a letto e non visitò nulla nel paese o nemmeno nei dintorni. La mattina seguente raggiunse il negozio di fotografia e si apprestò a frequentare il corso con attenzione. 

C’erano una decina di iscritti ovviamente tutti più giovani di lui. Ma questo lo aveva immaginato. Non si aspettava invece di vedere il suo insegnante di fotografia così invecchiato e appesantito, ma non aveva perso il suo smalto nello spiegare l’arte fotografica. Rispetto al corso precedente l’atelier era stato attrezzato con computer più performanti ed un maxi schermo a 72 pollici per agevolare al meglio la lezione. 

La mattinata trascorse in fretta. Il celebre fotografo aveva mostrato i suoi ultimi lavori e spiegato le attrezzature e le tecniche adottate. Giunta l’ora della pausa pranzo, tre ragazzi ed una ragazza lo invitarono a mangiare con loro: Francesco, Denis e … Bianca. Tutti sui vent’anni o poco più. Il primo era figlio di un fotografo e lavorava nel suo negozio di fotografia, il secondo invece era un amico d’infanzia, un habitué del negozio di Francesco, ma con la passione oltre che per le nuove tecnologie anche per la fotografia analogica e si era portato infatti una vecchia Kodak Instamatic 100, molto adatta alla lomografia ed una Minolta a rullino 35mm. Il ragazzo scattò anche qualche foto durante il pranzo. “Sapete che Kodak non ha un significato preciso? Disse Denis agli altri commensali - il suo fondatore George Eastman lo pensò a questo nome perché gli sembrava facile da ricordare e suonava bene… e sapete che già nel 1975 un ingegnere della Kodak aveva inventato il primo prototipo di macchina fotografica digitale?” disse con l'aria di chi la sapeva lunga .... Invece Bianca, confidò che abitava nella zona e sognava di diventare una brava fotografa matrimonialista. 

Il fatto della coincidenza del nome della ragazza con il nome dell’ultima proprietaria di villa La Romantica, destò in lui un certo stupore. Tornando a piedi per riprendere il corso di fotografia, Bianca gli chiese di raccontargli come fosse il lavoro di un fotografo di matrimoni, quali erano le difficoltà e se poteva darle qualche consiglio. Il nostro estrasse dal cilindro elementi di un passato forse mai raccontato con tanta passione e inanellò una serie di fatti e aneddoti che nemmeno lui pensava fossero così copiosi. Raccontò di quella volta che aveva sbagliato chiesa e dopo essersi reso conto di essere nel posto sbagliato ricompose di fretta la sua attrezzatura, partì di corsa ed arrivò alla chiesa appena in tempo per uno scatto allo sposo in attesa con il bouquet in mano e per cogliere l’arrivo della sposa … oppure di quella volta in cui gli sposi si erano scordati a case le fedi nuziali e così i genitori dei ragazzi, prestarono i loro anelli affinché la cerimonia proseguisse nel migliore dei modi. Gli raccontò anche che una volta era tornato a casa a notte fonda da un matrimonio tenutosi sui colli a parecchi chilometri da dove abitava e aveva dovuto fare una lunga lotta per tenere gli occhi aperti durante il viaggio. Poi non resistette e chiese a Bianca se fosse a conoscenza della famosa villa “La Romantica” … “Certo che la conosco! Se vuoi ti ci accompagno!” rispose la ragazza. Avrei intenzione di andarci domani. Le disse. Va bene! Ci andiamo domani! Ribatté lei. Questa sera fanno una festa qui vicino. Vieni? Domandò Bianca. “Ma ….. domani poi abbiamo lezione e poi mi sarebbe piaciuto fotografare la villa in notturna, un light painting con il cielo stellato…. Ma va bene… vengo alla festa. 

 Alla sera cenarono e poi ballarono insieme alla festa del paese in quella grande aia, con le lampadine al tungsteno con il filamento colorato di arancione appese ai rami degli alberi e le balle di fieno disposte tutte attorno alla pista da ballo fatta in mattoni in cotto …. si faceva ancora la festa per la mietitura del grano come una volta, una vecchia tradizione che in paese avevano mantenuto… scattò qualche foto, parteciparono anche Francesco e Denis… e Bianca gli presentò anche i suoi genitori, che più o meno avranno avuto la sua età… Il giorno dopo si ritrovarono al corso di fotografia un po’ frastornati e la lezione divenne un po’ impegnativa da seguire. Ogni tanto il suo sguardo si spostava quasi magneticamente sul viso di Bianca. Sui suoi occhi azzurri, ed i capelli ricci, sul suo sguardo delicato, luminoso ed un po’ incerto. Al pomeriggio invece dopo un avere preso un toast al prosciutto e sottiletta light al bar ebbero modo di scattare alcune foto ai modelli che impersonavano ipotetici sposi. Dopo la lezione come d’accordo avrebbero dovuto dirigersi alla storica villa, ma la lezione pratica andò per le lunghe e alla sera, complice anche la stanchezza per il giorno prima, e complice una cena un po’ pesante. Si video costretto a rinunciare con un po’ di amarezza. Rimase in camera a scaricare sul Macbook le foto realizzate durante la sessione di scatti pomeridiana… 

 La mattina seguente era dedicata a riguardare e a confrontare le foto realizzate dai corsisti durante il giorno precedente. I ragazzi iscritti al corso avevano dato il meglio di sé stessi e anche le foto di Francesco, Denis e Bianca dimostravano la loro passione ed il loro talento. Anche le sue foto furono mostrate agli altri allievi e l’insegnante al di là di qualche correzione, si complimentò con il suo lavoro. 

L’esperienza di molti anni lo aveva portato a migliorarsi ma era consapevole che non aveva mai avuto l’estro, la fantasia dei grandi fotografi, ma questo non era importante perché per lui scattare foto era qualcosa che sentiva come una esigenza innata, un bisogno primario. Il fatto di scattare, di fermare un attimo per poterlo rivedere. Il fatto di regalare un ricordo, era qualcosa che lo appagava. Il fatto di doversi continuamente migliorare era sicuramente uno stimolo. Dopo pranzo andiamo a vedere finalmente la Villa? Chiese a Bianca, ormai aveva un po’ di fretta, perché quello stesso pomeriggio c’era il treno che lo attendeva per riportarlo in città. “Aspetta devo andare a prendere la Rolleiflex biottica a casa dei miei genitori”, disse Bianca, “sì proprio come quella usata da Vivian Mayer nel suo celebre autoritratto … poi scendiamo con lo slittino dritti fino alla villa? Sei d’accordo?” 

 “Con lo slittino si chiese? …. Ma se adesso non era inverno? … Come poteva essere trascorso così tanto tempo? Non si era neanche accorto che fosse nevicato…. Ma quanto tempo era rimasto lì? 

A questo punto pensò che avrebbe potuto andarci da solo a fotografare la Villa ma ormai si era messo in testa di andarci con Bianca e che nell'occasione le avrebbe scattato qualche foto di ritratto. In quel contesto abbandonato, magari con un abito rosso lungo ….. sarebbe stato bello… Decise di aspettare Bianca. 

Certo, con la neve la Villa abbandonata sarebbe stata molto suggestiva. Bianca arrivò e salirono sullo slittino, lei seduta davanti e lui dietro, presero l’abbrivio e scesero fino a giù, lungo una ripida discesa .... velocissimi verso la villa… Una volta arrivati,  Bianca scese dallo slittino e gli consegnò un biglietto. “Guarda che ti ho scritto ben cinque numeri di cellulare! Mi raccomando devi chiamarmi una volta che sarai arrivato a casa! Non hai scuse per non farlo ok?… Sì ma la villa non si vedeva… si guardò attorno… Si era perso...  Si era perso un bel po’ per Bianca, una ragazza così giovane. Molto più di lui che era ormai alla soglia dei cinquant’anni… cosa gli stava passando per la testa? Non era possibile

All’improvviso sentì qualcosa colpire la sua fronte .... Si risvegliò nel suo letto. Girò lo sguardo nella penombra e vide il suo bimbo che dormiva tra lui e sua moglie anche se ormai era grandicello  Si era probabilmente rigirato e aveva disteso in modo repentino e violento un braccio.  

Che botta! Rimase lì un attimo a guardare l’ora proiettata dalla sveglia sul soffitto della stanza. Che storia “romantica”…. Che sogno strano…. Quasi quasi me lo scrivo. Pensò.

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