domenica 1 settembre 2019

Felix Nadar: una vita da gigante

Avevo sentito parlare del fotografo francese Felix Nadar. Sapevo che era stato un pioniere della fotografia aerea sui cieli di Parigi, grazie alla sua duplice passione per la fotografia e per il volo. Sapevo che oltre ad essere un fotografo era anche un giornalista. Poi ho scoperto che recentemente la Contrasto ha pubblicato un libro dedicato proprio a Nadar ed è stata l’occasione di conoscere meglio questo personaggio che seppure ha vissuto in un tempo ormai lontano dai nostri giorni mantiene immutato il suo fascino ed il suo carisma. Sottotitolo della pubblicazione è “Una vita da gigante” e le pagine che seguono fanno capire il perché. Nadar infatti è stato un pioniere in tanti campi, non solo quello fotografico ma anche in quello del volo. Era un caricaturista, un cercatore di funghi.

Oltre alla fotografia aerea ha sperimentato la fotografia in ambienti chiusi, nei sotterranei e nelle catacombe di Parigi. Ha sperimentato la fotografia subacquea. L’immagine che
emerge da questo volume è quella di un uomo dal carattere forte, sveglio, pratico, irruente, allegro. Uno di quei personaggi eclettici che si trovano nei bar a raccontare progetti ed esperienze vissute attirando l’attenzione degli altri avventori.

Nadar sposa una ragazza molto più giovane di lui Ernestine. Lui ha 34 anni e lei 18. Lei lo seguirà e lo solleverà nei momenti di difficoltà soprattutto economiche. Aprirà tre studi fotografici a Parigi. Il primo nel 1854 (il dagherrotipo era stato inventato solo 15 anni prima!), uno nel 1860 e l’ultimo nel 1971. All’età di 67 anni chiude l’attività e si trasferisce con la moglie emiplegica a 20 chilometri da Parigi. Però all’età di 77 anni per problemi finanziari riprenderà l’attività di fotografo aprendo uno studio a Marsiglia, che si rammaricherà di non avere scoperto prima questa città.

 Tra le frasi riportate nel libro, che più mi hanno colpito c’è quella legata alla fotografia che reputo ancora molto attuale: “La fotografia è una scoperta meravigliosa… la cui pratica è alla portata dell’ultimo imbecille. (… ) questa soprannaturale fotografia che viene praticata ogni giorno in ogni casa dal primo all’ultimo venuto perchè non è negata a tutti i falliti di tutte le carriere. (…)

La teoria fotografica si impara in un’ora; per le prime lezioni di pratica basta una giornata. E’ così che ognuno può dirsi fotografo senza esagerare. Quello che non si impara ve lo dico io: è il sentimento della luce, è la valutazione artistica degli effetti prodotti da diverse fonti di luce e poi l’applicazione dell’uno o dell’altro di questi effetti (…) Ciò che si impara ancor meno è la comprensione morale del soggetto, è quell’istinto rapido che vi fa comunicare con il modello, vi consente di valutarlo e di andare incontro alle sue abitudini. Ciò che non s’impara inoltre è l’onestà professionale».


Nadar è stato il primo a fotografare un ermafrodita, ha fatto dei ritratti di nudo, ma soprattutto ha avuto modo di fotografare tantissimi scrittori, poeti ed altri personaggi famosi di quel periodo, tra tutti Jules Verne che nel libro "Dalla Terra alla Luna" creò un personaggio Ardan ispirato proprio al poliedrico fotografo francese. 



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