Qualche settimana fa ho letto il libro di Lynsey Addario "In amore e in guerra". E' un libro che mi ha colpito al di là delle foto, ma penso che la prima cosa che trasmetta questo libro - diario della fotoreporter statunitense, sia la grande determinazione che lei stessa ha avuto nel volere svolgere questa professione, questo modo estremo di interpretare la fotografia.
Nel libro infatti, emerge il lato umano della fotografa, soprattutto quando descrive le rinunce che ha dovuto fare per realizzare il suo sogno, la rinuncia per esempio a stare con i suoi genitori, la rinuncia alle relazioni sentimentali. E e questo mi ha portato subito davanti ad un interrogativo, ad una riflessione, ovvero che possiamo arrivare, se ne abbiamo la fortuna, alla fine del nostro viaggio, inteso come viaggio della vita e potremo dire a noi stessi: "nella mia vita ho fatto tante rinunce ma ho sono riuscito a realizzare i miei sogni", o in alternativa potremmo dire a noi stessi: "ho fatto tante rinunce e ho rinunciato soprattutto ai miei sogni".
Lynsey nel libro racconta le sue esperienze nei luoghi di guerra, in Afganistan, in Iraq, in Libia. Sono situazioni di pericolo estremo: è stata rapita per due volte, un autista che l'accompagnava ha perso la vita. E' andata a fare foto anche quando era in stato di gravidanza. Sullo sfondo ci sono le vicende storiche, di tutte queste guerre che vedono coinvolti gli Stati Uniti, in particolar modo da dopo l'11 settembre 2001. Lynsey attraversa questi periodi storici, queste vicende con la sua macchina fotografica in mano e ci aiuta a capire nel modo in cui solo i fotografi di guerra riescono a fare.